I'll dance on the rainbow, beyond the clouds...

giovedì 20 settembre 2012

Prima donna


Prima donna,
il mondo vuole te
ai piedi tuoi ci siamo noi
sei la luce!

Ultimamente mi sto rendendo conto di una cosa: nello spettacolo, a qualsiasi livello - amatoriale, professionale, ovunque - si incontrano centinaia di prime donne. In effetti, credo che chiunque si avvicini a questo mondo incarni almeno qualche caratteristica di questo stereotipo. 
Inevitabile, in un certo senso: mettersi sotto la luce dei riflettori, al centro di un palco o davanti all'obiettivo di una cinepresa, presuppone una certa voglia di apparire. Tutti mirano in qualche modo al protagonismo, al mostrarsi al pubblico. Fa parte del lavoro, dopotutto, ed essere una prima donna non è sempre negativo. Ti spinge a conquistarsi il tuo posto sul palco, a non nasconderti dietro gli altri, a usare la tua voce in modo che il pubblico possa goderne e il tuo corpo in modo che chiunque possa vederlo.

Prima donna,
incanta tutti noi
C'è il fuoco in voi
E code fuori al teatro...


C'è un limite, però, e superandolo è così facile rendersi ridicoli.  Non sopporto quello sguardo d'odio che si legge negli occhi di alcune persone quando qualcuno diverso da loro riceve un complimento, il conteggio delle battute come se il lavoro cambiasse importanza a seconda del numero di parole pronunciate. 
Non conta più essere parte di un lavoro che funzioni, che sia bello e fluido in ogni momento: quello che è importante per queste prime donne esagerate è essere la punta di diamante, se possibile l'unica cosa positiva di un lavoro che altrimenti sarebbe mediocre. 

Non ne posso più di stizze,
bronci e collere....


Ma non è più bello quando tutto è equilibrato? Quando ognuno si prende lo spazio giusto e lo fa brillare nella sua semplicità, senza cercare continuamente di invadere quello degli altri? 
A quanto pare no: ogni istante dev'essere una gara, ogni errore di un collega un'occasione di sminuirlo nella vana speranza di accrescere indirettamente la propria luce. 

Prima donna
ancora stupirai
Così vedrai, ritroverai chi ti ama

Non mi va di fare questo gioco. C'è più gusto nel vincere, nell'arrivare a qualcosa in questo modo, tagliando le gambe e buttando giù dalle scale chi mi sta attorno. Ma non sono stupida: non sono disposta nemmeno a sopportare in silenzio.
Magari le mie armi saranno più forti, oppure non arriverò a nulla. Ma in ogni caso, qualsiasi cosa avrò sarà ottenuto con le mie capacità, non con la mia cattiveria.


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